Acqua potabile: è meno di quella che crediamo

 «L'acqua potabile è di fondamentale importanza per la salute umana,
essenziale per sostenere la vita,
ed è un diritto di cui tutti dovrebbero godere
Organizzazione Mondiale della Sanità, 2007




La superficie terrestre è coperta per il 71% d'acqua, ma di questa il 97,5% è acqua salata, e del rimanente 2,5% solo il 3% è potenzialmente disponibile (0,008% dell'acqua totale). In particolare, dal 1950 al 1995 la quantità d'acqua dolce ragionevolmente disponibile pro capite è diminuita da 17mila m3 a 7500 m3. Questo è dovuto a tre principali fattori:
  • l'aumento vertiginoso della popolazione mondiale, che ha comportato l'aumento della domanda;
  • l'inquinamento dell'acqua, tanto elevato da superare le capacità di autodepurazione delle stesse;
  • i cambiamenti climatici: un aumento delle temperature di circa 1-2 °C l'anno comporta uno scompenso nelle precipitazioni, rendendo più secche le zone aride e più umide quelle già ricche d'acqua.
Inoltre la sua distribuzione non è equa. Lo possiamo osservare in questa mappa, tenendo presente che la scarsità d'acqua, che si verifica quando la domanda d'acqua da tutti i settori (agricolo, civile ed industriale) è superiore alla risorsa disponibile, può essere fisica (quando si ha a che fare con regioni aride o semiaride), o economica (se l'acqua è disponibile ma non vi è la capacità di utilizzarla). Notiamo quindi che in Europa, nelle Americhe e in Oceania la scarsità d'acqua è nulla o lieve, mentre per le regioni in cui l'acqua è scarsa le zone semidesertiche in Nord Africa, CentroAmerica e Asia Minore sono soltanto una parte della torta: nella maggior parte dell'Africa l'acqua è presente, ma non vi è la possibilità di sfruttarla.

Grafico 1. Scarsità d'acqua nel mondo. CAWMA, 2007.

Confrontando il grafico 1 e il grafico 2 possiamo notare come le regioni di scarsità economica dell'acqua coincidono con quelle di scarso accesso alla sanità.

Grafico 2. Percentuale di popolazione che non ha accesso alla sanità, 2004.

Oggi, infatti, produrre acqua implica che essa possieda tre principali proprietà, che sono anche indicatori utili a valutare l'evoluzione di una collettività: la quantità, la continuità (della disponibilità) e la qualità. Per quanto riguarda quest'ultimo aspetto vi sono criticità non indifferenti. L'acqua, infatti, è un importante veicolo, ovvero una «sostanza, oggetto, o corpo contaminato in grado di trasmettere il contagio in modo indiretto, trasportando microrganismi patogeni: si tratta di una trasmissione meccanica, dovuta ad accidentalità.» Può trasmettere infatti malattie causate:
  • da batteri (come Shigella spp., Campylobacter jejuniAeromonas spp., Vibrio choleraeSalmonella tiphi);
  • da virus (norovirus, rotavirus, adenovirus...);
  • o da protozoi (Cryptosporidium hominis/parvumGiardia intestinalisEntamoeba hystolitica...);
  •  nonché da sostanze chimiche, quali sottoprodotti della disinfezione, pesticidi, metalli, nitrati, solfati, eccetera.

Grafico 3. Dieci principali cause di morte nei Paesi in via di Sviluppo.
WHO-UNICEF, 2015





Le malattie infettive portate dall'acqua non potabile sono fra le principali cause di mortalità nei Paesi in via di Sviluppo: seconda soltanto alle malattie respiratorie è la diarrea (v. grafico 3), malattia comportata principalmente da acque contaminate da Shigella spp., Salmonella spp., V. cholerae e altre specie batteriche. Il cui trattamento, tra l'altro, prevede l'assunzione di ingenti quantità d'acqua pulita.

Grafico 4: correlazione fra disponibilità d'acqua potabile e
mortalità infantile.


È importante osservare in particolare la mortalità infantile (nel grafico 5, fra gli zero e i cinque anni), per due motivi: perché è un indicatore della situazione sanitaria, economica, ambientale e sociale della popolazione (come si vede ad esempio dal grafico 4), e perché molte delle morti infantili (fra gli zero e i cinque anni) sono dovute a malattie prevenibili con trattamenti e vaccini.

Nel 2015 si sono avute 16mila morti di bambini al di sotto dei cinque anni d'età: di queste, la diarrea ha ucciso più bambini che malaria, morbillo e AIDS insieme.

A un'attenta analisi emerge che, oltre ad essere utile alla vita la vaccinazione dei suddetti bambini, una gran parte di tali morti potrebbe essere evitata con interventi semplici: "piped water", ovvero conduzione dell'acqua attraverso delle tubature, sanitazione (smaltimento di urina e feci) e "household water treatment" (trattamenti fisici e chimici nel punto di rifornimento, piuttosto che in un sito centralizzato).
Grafico 5. Principali cause delle morti infantili nei Paesi in via di Sviluppo. Liu et Lancet, 2012.

Grafico 6. Principali cause di mortalità infantile per malattie water-related, con indicazione di efficacia del trattamento sul totale. WHO-UNICEF, 2008.

Per quanto riguarda la situazione nei Paesi industrializzati, invece, meno del 7% delle morti totali è da attribuirsi a malattie a trasmissione oro-fecale o verticale o a complicanze pre-natali, che abbiamo visto essere preponderanti, invece, nei Paesi in via di Sviluppo (grafico 3). Questo è dovuto all'adeguata presenza della Sanità (v. grafico 2).

Grafico 7. Principali cause di mortalità nei Paesi Industrializzati. WHO, 2015.

Esistono, tuttavia, casi di malattie infettive anche nei Paesi Industrializzati (escludendo quelle respiratorie, annoverate fra le principali cause di morte nei paesi ricchi, v. grafico 7). Si può parlare infatti di malattie alloctone, cioè importate dall'estero, oppure autoctone, che sono cioè tipiche del territorio anche se la loro insorgenza è intermittente. Ad esempio vi è stato un incremento nelle infezioni da Cryptosporidium in Regno Unito, Olanda e Germania nel 2012, le cui cause paiono essere riconducibili in parte al consumo d'acqua minerale (Olanda), in parte a uso ricreativo delle acque e a rientro da viaggi all'estero (Regno Unito).
Negli Stati Uniti, invece, vi è stata un'epidemia molto rilevante (nonché statisticamente insolita, v. tabella A) nel 1993.

tabella A. Casi d'insorgenza di epidemie negli USA. ISS, 2012.

In Milwaukee (Wisconsin), infatti, Criptosporidium parvum in tale anno ha comportato l'insorgenza di malattie più o meno gravi in 403.000 persone, su una popolazione di un milione e mezzo d'abitanti (ha cioè colpito quasi il 30% dei suoi cittadini). Questo ha reso possibile riflettere su diversi aspetti delle epidemie, oltre all'eziologia:
  • la quantità di persone che denunciano la propria malattia, fondamentale per delineare il profilo della malattia e prevenirne la diffusione. In questo caso, l'88% degli ammalati non ha richiesto l'intervento medico;
  • costi sociali della malattia, che si traducono non soltanto nelle spese mediche, ma anche nella perdita di produttività, dal momento che l'insorgenza della stessa può comportare assenze dal lavoro. Tale epidemia ha causato una spesa di quasi un miliardo di dollari (v. tabella B).

tabella B. Costi sociali dell'epidemia del 1993 in Milwaukee.
Corso et al., "Emerging Infectious Diseases", 2003.

Per fortuna l'ONU, e non solo, combatte perché tali drammi finiscano. Questo attraverso interventi medici e di sanificazione, ma anche attraverso l'informazione e la sensibilizzazione. Nel 2000 aveva emanato la "Dichiarazione del Millennio", instaurando i "Millennium Goals", fra cui quello di permettere a tutta la popolazione mondiale di accedere all'acqua potabile, nel 2010 definita dall'ONU stesso come diritto umano universale e fondamentale.

Grafico 8. Proporzione di popolazione
avente accesso ad acqua potabile
1990 vs 2015.
Millennium Goals Report, ONU 2015.

Dal Millennium Goals Report del 2015 risulta che la popolazione globale che utilizza migliori risorse potabili è aumentata dal 76 % (nel 1990) al 91 % (nel 2015), per un totale di 2,6 miliardi di persone (oltrepassando il target già nel 2010); di queste, 1.9 miliardi utilizza piped water, per un totale del 58 % della popolazione mondiale, ma 663 milioni di persone ancora non hanno accesso ad acque trattate. In particolare tale disagio si ha nelle popolazioni rurali: sebbene la percentuale di coloro che non hanno accesso ad acqua limpida si sia dimezzata dal 1990, dal 38 % al 16 %, solo una su tre ha accesso a fonti idriche pulite, comparata a quattro su cinque nelle popolazioni urbane.

Per dopo il 2015 l'ONU ha deciso che programmerà nuovi obiettivi in base alle votazioni dei cittadini del mondo: è infatti possibile fornire la propria opinione su quali siano sei fra le sedici tematiche proposte più importanti da affrontare (http://vote.myworld2015.org/). I risultati del sondaggio, e i dati ad essi correlati (sesso, età, Paese di provenienza e grado d'educazione), si possono studiare sul sito interattivo: http://data.myworld2015.org/.

I voti totali sono attualmente quasi dieci milioni, e provengono da tutti i Paesi: quello da cui provengono più voti (il 28 %) è la Nigeria, seguita da Messico (20,3 %), India (9,3 %) e Pakistan (7,2 %). Il 44 % dei votanti appartiene a Paesi con basso HDI (Human Development Index: combina statistiche di aspettative di vita, educazione e reddito pro capite di un Paese). La potabilità dell'acqua è al settimo posto sul totale dei voti, mentre l'educazione è prima per tutte le classi di votanti, sempre seguita da migliori opportunità di lavoro e migliore sanità.

Il mio invito è quello di partecipare, che sia donando, votando o semplicemente diffondendo l'informazione. 


Fonti:
http://www.who.int/en/
https://ecdc.europa.eu/en
http://www.iss.it/
http://www.un.org/
http://data.myworld2015.org/
http://www.treccani.it/
- lezioni di Igiene ed Igiene Applicata del Professor Gilli, UniTo.

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