L'inquinamento atmosferico: tutto quello che c'è da sapere

Londra, città da secoli industrializzata, soffriva di aria inquinata sin dal 1200, con fenomeni detti "pea-souper" a causa del colore giallino dovuto alle particelle sospese in aria. Nel dicembre del 1952, però, si ebbe «The Great Smog», un episodio in cui l'inquinamento raggiunse un tale picco da decuplicare le morti per bronchite: il numero di morti in eccesso rispetto allo stesso periodo degli anni precedenti e a seguire fu di quattromila.

Come mai tale picco di mortalità? E' solo colpa dell'intervento umano?
Il clima freddo e secco dell'inverno avevano favorito il ristagno degli inquinanti negli strati più bassi. Sono dunque ambientali i fattori che condussero all'estremizzazione del fenomeno, probabilmente proprio come per la cappa di smog che pesa sulla Pianura Padana, tanto evidente nella foto di Paolo Nespoli.
Ad ogni modo, fu questo storico avvenimento ad evidenziare come l'inquinamento fosse un problema di sanità pubblica. Il Parlamento inglese rispose emanando una serie di leggi, il Clean Air Act (1956), al fine di ridurre le emissioni di inquinanti; venne imitato, in seguito, da Stati Uniti (Clean Air Act 1963), Nuova Zelanda (Clean Air Act 1972) e molti altri Paesi (in Italia intorno agli anni '90, perché noi siamo avanti).

Con il tempo si sono definite le modalità con cui va misurato l'inquinamento, con quale frequenza e quali siano i valori limite. Un aspetto innovativo, ereditato in Italia dalle normative europee, è quello dell'informazione al pubblico: grazie ai relativi decreti è possibile per chiunque andare ad analizzare online, sui siti dell'ARPA, le statistiche in merito agli inquinanti atmosferici.
Bisogna però porre attenzione quando si interpretano i dati, il che non si ha sempre da parte degli organi di informazione. Le conclusioni che è possibile trarre dai dati grezzi possono essere fallaci se non effettuate da persone competenti per due motivi: le misure vengono effettuate in punti precisi, che vengono scelti per la loro rappresentatività ma che restano comunque punti, ovvero vi è una variabilità a seconda della zona di interesse; l'indicatore utilizzato, poi, può non essere congruo per la misurazione del valore limite. Conclusioni frettolose, come spesso avviene, sono quindi probabilmente errate.

Ma che cos'è esattamente l'inquinamento? È tutto dannoso?
Le sostanze inquinanti dell'aria vengono denominate globalmente come «particolato», e possono essere sia di origine antropica (combustione e riscaldamento, residui di manto stradale o gomme di auto, emissioni di cantieri...) che biologica (polveri e terra, pollini, erosioni di rocce e lava, aerosol marino...). La componente biologica può comportare effetti sfavorevoli (ad esempio in presenza di allergie), o benefici (come per l'aerosol marino), ma in generale non provoca conseguenze nell'uomo, e costituisce circa il 90% del particolato totale (anche se la percentuale è inferiore nelle zone urbane). I fattori antropici, invece, possono provocare patologie acute e croniche (da allergie e asma a bronchiti e tumori), o aggravare sintomi di malattie respiratorie e/o cardiache in soggetti predisposti; provocano inoltre oscuramento globale, ovvero riducono l'irraggiamento del terreno, poiché formano smog e nebbie. Ma attenzione: il particolato può provocare danni all'uomo solo se di date dimensioni, perché in base a queste può penetrare più o meno profondamente nel tratto respiratorio. Viene infatti catalogato in:
- particolato grossolano (> 10 µm): può penetrare soltanto la laringe, e in piccola misura;
- PM10 (< 10 µm): penetra nel tratto respiratorio superiore;
- PM2,5 (< 2,5 µm): penetra profondamente nei polmoni, soprattutto se si respira con la bocca;
- particolato ultrafine (> 10 µm): penetra fino agli alveoli.

È possibile portare qualsiasi inquinante al di sotto del valore soglia?
Prendiamo in esame gli inquinanti più monitorati (poiché più pericolosi): biossido di zolfo, monossido di carbonio, piombo, benzene, ozono, biossido di azoto e composti organici in generale. Nell'arco di diversi anni si è osservato che è stato possibile operare con successo per i primi quattro, ma non per gli altri. Questo si deve al fatto che la concentrazione di inquinanti primari, come essi sono definiti, è legata in maniera diretta alle loro emissioni (cioè la riduzione di emissioni comporta una diminuzione della concentrazione); la concentrazione di inquinanti totalmente o parzialmente secondari, invece, dipende anche dalle trasformazioni atmosferiche, chimiche e fisiche.
In ogni caso il tasso di inquinamento è in diminuzione, principalmente grazie agli interventi di riduzione di emissioni del traffico, che costituiscono circa la metà delle cause dell'inquinamento atmosferico.




fonte: lezioni di Igiene ed Igiene Applicata (facoltà di Scienze Biologiche).

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