La bioetica
La bioetica è lo studio dei problemi morali (conflitti di valutazione) che riguardano il fenomeno della vita. Si hanno la bioetica medica, che riguarda le problematiche sollevate dai progressi tecnologici in ambito biomedico; l'etica animale, che concerne i diritti degli animali; e l'etica ambientale, che riguarda invece il valore morale dell'ambiente, domandandosi fino a che punto sia lecito sfruttarlo. La bioetica esiste da secoli: degno di menzione è Ippocrate (460–377 a.C.), da cui l'omonimo giuramento che vale come codice di condotta morale per i medici.
La scienza ha un enorme peso nel dibattito pubblico, perché influenza ciò che è possibile fare nella vita di tutti i giorni. Trasfusioni di sangue, trapianti, xenotrapianti (cioè da altri animali all'uomo), sperimentazione di farmaci e studio di malattie, test genetici, terapie geniche, fecondazione assistita, eutanasia, eugenetica, aborto: tutti questi fenomeni hanno risvolti etici e risvolti sociali che vengono trattati pubblicamente, con conseguenze sulla politica. Insomma, scienza, etica e società sono strettamente legate, e occorre conciliarle opportunamente. Nel mondo occidentale, può diventare legge soltanto una regola fondata su termini accettabili da chiunque, in base a ragionamenti e argomentazioni condivisibili. Per questo non si tiene conto di dogmi religiosi e culturali.
Un dilemma morale è un conflitto di valutazione in una situazione che può dare diversi esiti con effetto significativo per la vita di qualcuno. In questi casi, spesso capita di trovarsi in disaccordo morale, poiché ognuno valuta la situazione dando diverso peso ai differenti aspetti da considerare nella questione. In genere, non esistono strumenti "oggettivi" che aiutino a portare a una conclusione condivisa. D'altra parte, il pluralismo morale (l'esistenza di più soluzioni etiche a uno stesso problema) è un elemento fondamentale di una società democratica. L'unica possibile soluzione è il dialogo.
I metodi dell'etica applicata
Spesso non ce ne rendiamo conto, ma durante una discussione etica ci troviamo di fronte ad argomentazioni differenti perché si basano su ragionamenti differenti. Questi approcci danno un maggiore peso ad aspetti diversi della situazione:
- l'effetto. Il paradigma consequenzialista (o utilitarista) valuta l'azione soltanto in base al risultato, per cui un'azione non è mai giusta o sbagliata di per sé. È il metodo migliore per raggiungere le migliori conseguenze possibili per alcuni soggetti, ma spesso non tutti, inoltre può creare situazioni in contrasto con altri ragionamenti morali. Ad esempio, il principio di utilità vedrebbe sensata la soppressione di individui non utili alla società, atto che sarebbe sbagliato sotto altri punti di vista.
- l'azione. Il paradigma deontologico considera invece principi morali assoluti, per cui alcune azioni sono giuste o sbagliate in quanto tali, a prescindere dall'esito. Si avrebbero quindi dei doveri morali universalizzabili. La chiave su cui fondare i criteri per valutare questi aspetti (principio etico formale) sarebbe la ragione, che suggerirebbe cosa sia giusto fare. Questo consentirebbe di universalizzare il principio etico formale, tuttavia anche il metodo deontologico ha dei difetti: in molte situazioni, ad esempio di conflitto tra diversi imperativi morali, non consentirebbe di prendere decisioni.
- l'agente. L'etica delle virtù pone al centro della decisione morale le caratteristiche di chi deve decidere, che baserà la sua scelta sulla propria virtù piuttosto che alla situazione di per sé. A seconda della corrente di pensiero, questa virtù potrebbe essere ad esempio la pazienza, la compassione, il coraggio di colui che decide. La centralità della virtù e la diversa interpretazione del suo significato rendono questo metodo molto soggettivo, dunque criticabile. Tuttavia, proprio per la sua flessibilità, si tratta di un metodo molto ben applicabile.
- il diritto del singolo. Il liberalismo sostiene che il criterio su cui si deve fondare una decisione morale è la tutela dell'individuo e dei suoi interessi. Esistono diversi tipi di diritti, spesso legati a doveri e subordinati ad altri diritti. Questa logica risulta molto focalizzata sull'individuo e dipendente dalla cultura, così che presenta il difetto di essere opinabile e scontrarsi con i diritti della collettività. Tuttavia è importante per la promozione della salvaguardia dell'individuo.
- il diritto della comunità. Il comunitarismo sostiene che il criterio principale da considerare in un dilemma morale sia il bene comune. Anche in questo caso, il soggetto non è univoco: può essere lo Stato, un gruppo culturale, una famiglia. Così, un dovere è relativo, e dipende dal ruolo che l'individuo ha all'interno del gruppo considerato. Questo metodo ha il vantaggio di promuovere la coesistenza sociale.
- il principio del rispetto dell'autonomia. Afferma che occorre rispettare la volontà delle persone capaci di autodeterminarsi, ovvero in grado di prefissarsi obiettivi e trovare i modi per raggiungerli.
- Il principio di beneficenza. Occorre promuovere il bene (beneficenza positiva) o, dove necessario, operare un bilanciamento tra danni e benefici (beneficenza negativa).
- Il principio di non maleficenza. Sostiene che non bisogna arrecare danno, intenzionalmente, a nessuno.
- Il principio di giustizia. È necessario agire secondo criteri di eguaglianza: i criteri per determinare le differenze devono essere oggettivi, mentre esistono diritti fondamentali che devono essere uguali per tutti.
Anche questo metodo ha pregi e difetti. È molto valido in una democrazia, in quanto considera la pluralità dei punti di vista tentando di trovare dei compromessi. Di contro, risulta arbitrario: il bilanciamento non potrà mai prescindere dalla valutazione dei singoli, pendendo da una parte o dall'altra. Inoltre, dal momento che non si fonda su criteri precisi, potrebbe scivolare in valutazioni sotto alcuni aspetti immorali: la coerenza non è garanzia di giustizia.
Le scienze naturali e sociali, con il loro carattere descrittivo ed empirico, aiutano ad avvicinarsi alle soluzioni migliori. Ma esistono comunque quattro diverse alternative per prendere decisioni collettive:
- la deliberazione, in cui si discute ai fini di prendere una decisione;
- la deliberazione a carico di un gruppo di decisori (possibilmente eletti, come nel caso del Parlamento);
- la tecnocrazia, in cui è un gruppo di esperti a scegliere per conto di tutti;
- la votazione, in cui si va a maggioranza.
I temi della bioetica
Le macrocategorie coinvolte nella discussione morale riguardante la vita sono:
- il rapporto medico-paziente. Il diritto di non sapere, il diritto di decidere per la propria vita, il diritto di essere informato: ci sono casi limite in cui questi possono essere violati?
- I concetti di "vita" e di "morte". Quali sono le condizioni per cui è possibile parlare di assenza di vita, e quindi abortire, estrarre organi, sfruttare cellule staminali? La vita ha un valore intrinseco? Quanto è razionale, morale o desiderabile l'immortalità?
- Il concetto di identità. Che cosa rende una persona unica? Clonarla dà origine a un nuovo individuo? In che misura genetica e ambiente influenzano chi siamo, e di conseguenza cosa possiamo scegliere di essere?
- L'allocazione delle risorse. Quando queste sono limitate potrebbe divenire necessario fare delle scelte moralmente discutibili. Ad esempio, quando viene reso disponibile un nuovo farmaco potrebbe non essere disponibile per tutte le persone che ne hanno bisogno.
- Vantaggi sproporzionati e relative implicazioni. Quanto è giusto che un genitore possa scegliere il sesso del proprio figlio? O che si possa abortire in modo selettivo, in base al sesso o alle potenziali malattie presentate dall'embrione? Questo non potrebbe condurre alla discriminazione di alcune categorie? La legalizzazione di alcune pratiche (eutanasia, aborto) non potrebbe portare ad abusi?
- Etica della ricerca. Il solo condurre certe ricerche potrebbe risultare sbagliato, in quanto implicherebbe che una condizione sarebbe una malattia. Un altro caso di moralità discutibile è quello dei test di nuovi farmaci sui malati, in cui a metà pazienti deve essere dato un placebo: questo significa che metà delle persone non riceverà alcun trattamento.
- Bioetica animale. Quanto è lecito sfruttare gli animali? In base a quali criteri possiamo giustificarne l'uso? Quali limiti dobbiamo porci? Quali sono i nostri comportamenti da correggere?
- Bioetica ambientale. Occorre trovare il giusto equilibrio tra il rispetto dell'ambiente e il mantenimento della qualità della vita umana. Anche in questo caso, i problemi riguardano i parametri da valutare e i limiti da porsi.
Come difendere e criticare una posizione etica
Chi difende una posizione deve: 1. formulare chiaramente la questione da affrontare, disambiguando i termini più complessi; 2. evidenziare il perché la questione sia rilevante; 3. esaminare le soluzioni già proposte spiegando perché quella presentata da lui sarebbe migliore; 4. giustificare con argomentazioni razionali il perché della propria scelta. | Chi critica una posizione può: 1. dimostrare che il problema è mal posto o che i termini usati sono ambigui; 2. mostrare che la questione non è rilevante; 3. argomentare a favore delle soluzioni già proposte, criticando il modo in cui è stata presentata quella nuova. 4. argomentare contro la soluzione proposta in quanto fallace o in quanto debole. |
Queste sono le regole della democrazia deliberativa. Seguirle consente di scoprire quali sono i valori morali davvero incompatibili. Infatti, anche in una situazione ideale in cui tutti rispettino queste indicazioni, alcune differenze non possono essere risolte tramite un confronto.
Non esiste, quindi, un metodo perfetto. Possiamo, però, conoscere i fondamenti della bioetica, in modo da essere più preparati in vista di un dialogo più fruttuoso.
Fonti:
- "Etica alle frontiere della biomedicina. Per una cittadinanza consapevole" di Giovanni Bioniolo, a cura di Paolo Maugeri. Mondadori Università, 2014. ISBN: 978-88-6184-312-7
- Bioethics, Britannica
- La questione della giustizia.
- L'etica, gli animali, le emozioni | Il Bo Live UniPD
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