Come difendersi dalla disinformazione
Non c'è molto materiale scientifico su quanto siano diffuse le fake news, sui loro precisi effetti o sull'efficacia del debunking. Inoltre, come studiato nel 2018 da Lazer e colleghi, sappiamo che le notizie non vengono ricordate molto efficacemente. Tuttavia, sappiamo che la disinformazione può influenzare le opinioni delle persone, cambiandone i voti elettorali e spingendo verso decisioni che, talvolta, possono portare alla morte (come nel caso della disinformazione sui vaccini). E siamo anche certi della pervasività delle fake news. Urge quindi capire come difendersi efficacemente dalla disinformazione e implementare i sistemi che consentono di farlo al meglio.
L'intervento dei social e dei governi
Sarebbe necessario un lavoro a monte, che ridisegnasse il nostro sistema di informazione, in modo interdisciplinare e globale. Non sappiamo, però, come poterlo fare, perché serve studiare il fenomeno e i metodi da mettere in pratica.
Attualmente, gli interventi dei governi non sono molto efficaci. In primo luogo, perché spesso non sono aggiornati in base alle nuove tecnologie, per cui non sono ben applicabili. In secondo luogo, perché è difficile raffinare le regole al punto da escludere sicuramente la disinformazione: alcuni provvedimenti possono destare sospetti di censura.
La strategia più efficace per contrastare la disinformazione è la prevenzione attuata dai social media stessi grazie ad algoritmi sempre più raffinati che eliminano le fake news e i profili che le diffondono. La loro collaborazione con la comunità scientifica sarebbe importante per capire meglio i meccanismi delle fake news, come evolvono e come agire per ridurle.
Ricorrere al debunking
Sono molti i personaggi, gli enti, i siti e i giornali che si dedicano al fact-checking, sbufalare le notizie false. Alcuni nomi: il Comitato Italiano per il Controllo delle Affermazioni sulle Pseudoscienze (CICAP), Salvo Di Grazia (MedBunker), Paolo Attivissimo (il Disinformatico), Snopes.
Sono strumenti utili, anche se non perfetti. Gli studi in merito, infatti, sono divisi. Secondo alcuni, la correzione delle notizie risulta efficace, mentre secondo altri no in quanto la correzione verrebbe accolta solo da chi è già aperto ad accoglierla. Noi esseri umani, infatti, siamo soggetti a una serie di fenomeni psicologici detti bias che influenzano il nostro modo di percepire e analizzare la realtà. Ci spingono, ad esempio, ascoltare solo quello in cui già crediamo (confirmation bias) e ad accettare più facilmente informazioni che ci risultano familiari (esposizione selettiva) o ci compiacciono (desirability bias). [Per approfondire l'argomento: La psicologia dei negazionismi: perché i fatti non bastano.]
Anzi, un articolo che sbufala una notizia falsa potrebbe starla rilanciando. Sembra infatti che quando ricordiamo qualcosa non ci sovvenga anche il contesto: le persone, quindi, potrebbero ricordare l'evento cui la notizia si riferisce ma non la precisazione o la correzione.
Esistono anche sistemi di riconoscimento automatico delle fake news, basati su intelligenza artificiale; anch'essi sono imperfetti, ma con il tempo potrebbero diventare ottimi strumenti. Un esempio è NewsCracker di Google Chrome.
Riconoscere e fermare le fake news
Esistono diverse guide che consentono di individuare gli elementi tipici delle fake news. Mi rifaccio a quello della Camera dei Deputati/MIUR, #BastaBufale:
- riconosci i tratti distintivi delle notizie false e dei loro proclamatori: allarmismo, sensazionalismo, provocazioni, pagine disordinate o piene di pubblicità.
- Verifica le notizie usufruendo delle risorse di Internet: controlla il dominio (forse è storpiato o satirico), date e foto (magari sono modificate o estrapolate dal contesto), le fonti citate.
- Chiedi fonti e prove a chi scrive. Se non sono riportate le fonti originali e il sito non le cita nemmeno dietro richiesta, non c’è da fidarsi.
- Chiedi conferme a persone competenti.
- Non fidarti di chi non conosci solo perché dice cose con cui concordi.
- Condividi solo notizie che hai verificato: le notizie false, oltre a portare guadagni a persone di dubbia onestà, possono risultare pericolose. Like e condivisioni possono promuovere paura, angoscia, diffamazione, umiliazione, odio e violenza.
Sicuramente si tratta di guide molto utili, tuttavia non è possibile pensare di dover verificare ogni notizia. La plausibilità che caratterizza le fake news le rende, talvolta, non riconoscibili, infatti è quasi impossibile che nessuno condivida almeno una fake news nel corso della vita. Inoltre, potenziare il senso critico delle persone può essere positivo, ma non sappiamo se sia un effetto duraturo e potrebbe essere problematico in quanto, talvolta, potrebbe spingere a essere critici anche nei confronti di informazioni affidabili.
Un sistema imperfetto, che però aiuta a ridurre la diffusione delle fake news. Per questo il manifesto di #BastaBufale incoraggia anche a segnalare agli amici le notizie false, a mostrare loro i metodi da seguire per riconoscerle e, volendo, a scrivere seguendo le norme del buon giornalismo, così che anche gli altri possano capire come nasce una notizia vera e ben scritta. Esiste anche un servizio della Polizia Postale che, previo controllo, oscura le fake news segnalate dai cittadini: Red Button.
Ridurre la propria dipendenza comportamentale dai social media
Ognuno di noi, in media, controlla il telefono ogni 6 minuti, soprattutto per verificare che non vi siano notifiche dei social media. Questi, infatti, monopolizzano gran parte del nostro tempo online, occupando anche diverse ore al giorno.
Gli studiosi hanno verificato che l'uso dei social media diminuisce l'attenzione dedicata alla lettura e alla riflessione sui singoli post e le notizie, così che l'efficacia delle fake news aumenta. Per questo motivo, sfruttare più consapevolmente i social è uno dei metodi migliori per contrastare le fake news. Consigli per farlo sono la disattivazione delle notifiche e l'uso di app che consentono di monitorare e regolare la propria attività online (come Moment per Apple, Phone Usage per Android e Forest, in cui occorre prendersi cura di una pianta che muore se si esce dall’app per fare altro).
Staccarsi dai social aumenta anche la qualità della vita e quella delle relazioni sociali, come dimostrato da uno studio dell’Happiness Research Institute.
Fonti:
- Quandt T., Frischlich L., Boberg S. & Schatto-Eckrodt T. (2019), Fake news. DOI: 10.1002/9781118841570.iejs0128
- Lazer D. M. J., Baum M. A. et al., (2018), The science of fake news. Science 359 (6380), 1094-1096. DOI: 10.1126/science.aao2998
- Giuseppe Riva, 2018, "Fake news. Vivere e sopravvivere in un mondo post-verità". Il Mulino.
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