Disinformazione: la guerra fredda del terzo millennio
Le notizie false hanno origini antichissime. Ne abbiamo traccia, ad esempio, tra gli antichi Romani, in cui già erano sfruttate come strumento politico per la loro capacità persuasiva. Informazioni false, infatti, possono portare all'apatia, aumentare il cinismo e stimolare gli estremismi: tre fenomeni che possono influenzare il modo in cui le persone votano, comprano e pensano.
Cosa sono le fake news?
Il termine "fake news" si diffonde nel 2016, a causa della massiccia campagna di disinformazione avutasi sui social media legata alle elezioni presidenziali negli Stati Uniti d'America. Il significato originale le vede come notizie false prodotte appositamente per influenzare la politica. Tuttavia, oggi "fake news" è un termine ombrello, che include qualsiasi informazione che non sia prodotta seguendo i processi editoriali che garantiscono la correttezza di quanto riportato, sia che si tratti di errori non intenzionali (misinformazione) sia che si tratti di fabbricazione (disinformazione). Può riguardare la politica ma anche salute (vaccini), economia (valori azionari), la nutrizione, leggende metropolitane eccetera.
Quando parliamo di fake news oggi possiamo riferirci a contenuti fuorvianti perché mal espressi (ma fattualmente corretti), informazioni parziali (che escludono elementi che cambiano il significato o l'impressione finali) e notizie fabbricate dal nulla (che però sono più semplici da smascherare). E a contribuire all'effetto finale di cattiva informazione può essere il contenuto in sé (testo, immagine, video, audio) ma anche soltanto l'informazione di accompagnamento (come il titolo, le etichette, le parole chiave o le informazioni sull'autore) o il contesto (il riferimento ad altri articoli, il modo e lo spazio in cui l'informazione viene condivisa).
Così, possono essere fake news video tagliati strategicamente, foto modificate, grafiche e infografiche fuorvianti, notizie mal scritte, contenuti di parte o politici, pubblicità, satira e molto altro. Talvolta, inoltre, il termine fake news viene usato come etichetta per notizie legittime per screditarle - anche se questo non è certo una novità.
Le fake news come strumento di manipolazione politica
Storicamente, affermazioni secondo cui i media mentono o sono tendenziosi sono state usate come strumento retorico e politico da molti governanti, soprattutto nei regimi autocratici, per screditare oppositori e critici. Fonti storiche riportano affermazioni simili già nel Cinquecento, con l'avvento della stampa. Ma possiamo assistervi ancora oggi, come nel caso di Donald Trump, che con il suo Fake News Award distorce la fiducia e le percezioni nei confronti di alcune fonti di informazione. Una strategia nota come gaslighting.
Un importante esempio storico della strumentalizzazione dei mezzi di informazione a fini politici è quello della propaganda durante le guerre mondiali. Le notizie erano controllate dai governi per influenzare gli esiti dei conflitti, attraverso il controllo del morale delle persone e il discredito sulle altre nazioni. Alcuni stati, inoltre, condividevano messaggi volti a demoralizzare i propri nemici.
Ma la scienza della disinformazioni affonda le sue radici in Russia. Il KGB (Komitet Gosudarstvennoj Bezopasnosti, ovvero Comitato per la Sicurezza dello Stato), fondato nel 1954, includeva il Dipartimento D (dove la "D" stava per Dezinformacija). Le persone al suo interno si dedicavano a studiare e applicare gli effetti della disinformazione sulle persone. A capo del Dipartimento vi era il generale Ivan Ivanovich Agayantis, che organizzò diverse ricerche sociali. Intorno ai primi anni Sessanta, inviò un gruppo di agenti del KGB in un paese russo in cui non erano mai stati segnalati episodi di discriminazione razziale. Le spie imbrattarono i muri con delle svastiche e scritte antisemite; nei mesi successivi i cittadini commisero diversi atti contro gli Ebrei. Grazie a queste ricerche, oggi esistono libri di testo che trattano come attuare una guerra informativa (informatsionnaya voyna).
L’Internet Research Agency è un’azienda sita in San Pietroburgo con circa 500 dipendenti tra Russia e USA il cui obiettivo è produrre fake news mirate: si stima ne producano migliaia ogni giorno, tra post social, commenti, articoli di blog e interventi in forum, tutti anonimi o sotto falso nome. È anche chiamata, infatti, “fabbrica dei troll”: i cittadini vi sono esposti in tutto il mondo, spesso inconsapevolmente. Durante le campagne per le elezioni presidenziali statunitensi del 2016, l’Internet Research Agency creò 40mila falsi utenti e 80mila fake news (spesso in forma di immagine con didascalia). Lo stesso Facebook ha ammesso di essere stato impiegato da governi stranieri che volevano influenzare l’esito delle elezioni.
Così, le fake news fanno leva sulle nostre emozioni per manipolarci. Ma non solo: lucrano sulla nostra attenzione. Si stima che gli introiti pubblicitari dovuti alle fake news sulla COVID-19 in un anno potrebbero aver superato il mezzo milione di euro. Due ottimi motivi per contrastare le fake news.
Fonti:
- Quandt T., Frischlich L., Boberg S. & Schatto-Eckrodt T. (2019), Fake news. DOI: 10.1002/9781118841570.iejs0128
- Lazer D. M. J., Baum M. A. et al., (2018), The science of fake news. Science 359 (6380), 1094-1096. DOI: 10.1126/science.aao2998
- Giuseppe Riva, 2018, "Fake news. Vivere e sopravvivere in un mondo post-verità". Il Mulino.
- Lo scontro tra negazionisti e resto del mondo sul Covid visto dai social | Agi.it.
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